RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XII
PREGHIERA PER LA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA
E DEL GENERE UMANO AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA*
Sabato, 31 ottobre 1942
Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno aiuto e difesa nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore.
A Voi, al vostro Cuore Immacolato, in quest’ora tragica della storia umana, ci affidiamo e ci consacriamo, non solo in unione con la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribola, ma anche con tutto il mondo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima della propria iniquità.
Vi commuovano tante rovine materiali e morali; tanti dolori, tante angoscie di padri e di madri, di sposi, di fratelli, di bambini innocenti; tante vite in fiore stroncate; tanti corpi lacerati nell’orrenda carneficina; tante anime torturate e agonizzanti, tante in pericolo di perdersi eternamente!
Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la pace! e anzitutto quelle grazie che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano, conciliano, assicurano la pace! Regina della pace, pregate per noi e date al mondo in guerra la pace che i popoli sospirano, la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Dategli la pace delle armi e la pace delle anime, affinché nella tranquillità dell’ordine si dilati il regno di Dio.
Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono ancora nelle ombre della morte; concedete loro la pace e fate che sorga per essi il Sole della verità, e possano, insieme con noi, innanzi all’unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! (Luc. 2, 14).
Ai popoli separati per l’errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, e presso i quali non c’era casa ove non si tenesse in onore la vostra veneranda icone (oggi forse occultata e riposta per giorni migliori), date la pace e riconduceteli all’unico ovile di Cristo, sotto l’unico e vero Pastore.
Ottenete pace e libertà completa alla Chiesa santa di Dio; arrestate il diluvio dilagante del neopaganesimo; fomentate nei fedeli l’amore alla purezza, la pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinché il popolo di quelli che servono Dio aumenti in meriti e in numero.
Finalmente, siccome al Cuore del vostro Gesù furono consacrati la Chiesa e tutto il genere umano, perché, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro segno e pegno di vittoria e salvezza; così parimenti noi in perpetuo ci consacriamo anche a Voi, al vostro Cuore Immacolato, o Madre nostra e Regina del mondo : affinché il vostro amore e patrocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio, e tutte le genti, pacificate tra loro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino, da un’estremità all’altra della terra, l’eterno Magnificat di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la Verità la Vita e la Pace.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IV,
Quarto anno di Pontificato, 2 marzo 1942 – 1° marzo 1943, pp. 453-454
Tipografia Poliglotta Vaticana
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Quelle – Deutsch: „Weihe der Welt an das Unbefleckte Herz Mariens am 31. Oktober 1942 durch Papst Pius XII.
CARTA DE SU SANTIDAD JUAN XXIII
AL CARDENAL PATRIARCA DE LISBOA
CON MOTIVO DE LA SEGUNDA PEREGRINACIÓN NACIONAL
DE PORTUGAL A FÁTIMA
Podemos imaginar el ardor espiritual que prepara la Segunda Peregrinación Nacional de Portugal a Fátima y exultamos pensando en las multitudes que se congregarán en aquellas alturas donde parece que la Virgen Santísima erigió el trono de sus misericordias.
El acontecimiento constituirá un singular espectáculo de fe: fiesta de almas que, deteniéndose a meditar sobre las virtudes y triunfos de la Reina y Madre del cielo. secundando sus invitaciones a la oración y a la penitencia, encuentran el fervor de la aproximación a Dios y el estímulo para una observancia más fiel a su ley. Esta es la misión de bondad y de misericordia de María: dirigir y exhortar a sus devotos hacia el camino que conduce a Jesucristo salvador por las vías de una sincera enmienda, e inspirar a los corazones reconfortados pensamiento de amor y de perdón para con los hermanos, a fin de glorificar juntamente con ellos al Padre Celestial y elevar todos unidos la invocación: „Fiat voluntas tua, sicut im coelo et in terra“.
Con serena confianza Nos vemos en tal celebración un feliz presagio del anhelado reflorecimiento de la vida cristiana a que mira con ansia constante nuestro corazón de Padre y Pastor universal. Acoja benignamente la Virgen piadosísima, Mater divinae gratiae, la ardiente súplica de todos por la dilatación del reino de Dios en las almas, en las familias, en la sociedad: por la celebración, cuando plazca al Señor, del II Concilio Ecuménico Vaticano, y por el advenimiento de la concordia fraternal y de la paz entre los pueblos.
Con tales sentimientos y votos paternales bendecimos efusivamente a los presentes y a cuantos, por medio de la radio y de la televisión, siguen las ceremonias sagradas. Deseando, además, dar mayor solemnidad a la clausura de la peregrinación, concedemos gustosamente a ti, querido hijo, la facultad de dar en nuestro nombre y con nuestra autoridad, la bendición apostólica con indulgencia plenaria aneja que los presentes en la misa pontifical pueden lucrar en las condiciones acostumbradas.
Del Vaticano, 8 de octubre de 1961.
IOANNES PP. XXIII
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Quelle
PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA
SANTA MESSA NELLA BASILICA DI FÁTIMA
OMELIA DI PAOLO VI
Sabato, 13 maggio 1967
Tanto è il Nostro desiderio di onorare la Ss.ma Vergine Maria, Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, tanta è la Nostra fiducia nella sua benevolenza verso la santa Chiesa e verso il Nostro apostolico ufficio, tanto è il Nostro bisogno della sua intercessione presso Cristo, suo Figlio divino, che Noi siamo venuti umili e fidenti pellegrini a questo Santuario benedetto, dove si celebra oggi il 50° delle apparizioni di Fatima e dove si commemora il 25° della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.
IL SALUTO E LA LETIZIA DEL PADRE
E siamo lieti d’incontrarCi con voi, Fratelli e Figli carissimi, e di associarvi tutti alla professione della Nostra devozione a Maria Ss.ma e alla Nostra preghiera, affinché più manifesta e più filiale sia la comune venerazione, e più viva e più accetta sia la Nostra invocazione.
Noi vi salutiamo, Fratelli e Figli qui presenti, voi specialmente cittadini di questa illustre Nazione, che nella sua lunga storia ha dato alla Chiesa Uomini santi e grandi e un Popolo operoso e credente; voi salutiamo, pellegrini venuti da queste regioni e venuti da lontano; e voi fedeli della santa Chiesa cattolica, che da Roma, dalle vostre terre e dalle vostre case, sparse in tutto il mondo, siete ora spiritualmente rivolti a questo altare, tutti, tutti vi salutiamo. Noi celebriamo ora con voi e per voi la Santa Messa, e insieme ci componiamo come figli d’una stessa famiglia vicino alla Madre celeste per essere ammessi, nella celebrazione del Santo Sacrificio, a più stretta e salutare comunione con Cristo nostro Signore e nostro Salvatore.
Nessuno Noi vogliamo escludere da questo spirituale ricordo, perché tutti vogliamo partecipi delle grazie, che qui ora impetriamo dal Cielo: vi portiamo nel cuore, voi, Fratelli nell’Episcopato, voi, Sacerdoti, e voi, Religiosi e Religiose, che a Cristo siete consacrati con amore totale; voi, Famiglie cristiane, abbiamo presenti; voi, Laici carissimi, che volete collaborare col Clero per l’incremento del regno di Dio; voi, giovani e fanciulli, che vorremmo avere tutti a Noi d’intorno; e voi tutti che siete tribolati e affaticati, voi malati e piangenti, che certamente ricordate come Cristo a Sé vi chiami per farvi soci della sua Passione redentrice e per consolarvi. Il Nostro sguardo si spinge anche a tutti i Cristiani non cattolici, ma fratelli nostri nel battesimo, per i quali la Nostra memoria è speranza di perfetta comunione nell’unità voluta dal Signore Gesù. E si allarga a tutto il mondo: Noi non vogliamo che la Nostra carità abbia confine, e in questo momento la estendiamo alla intera umanità, a tutti i Governanti e a tutti i Popoli della terra.
SIA LA CHIESA: VIVA, VERA, UNITA, SANTA
Voi sapete quali siano le Nostre intenzioni speciali, che vogliono caratterizzare questo pellegrinaggio. Qui le ricordiamo, affinché diano voce alla Nostra preghiera e siano lume a quanti Ci ascoltano.
La prima intenzione è la Chiesa; la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Vogliamo pregare, abbiamo detto, per la sua pace interiore. Il Concilio Ecumenico ha risvegliato molte energie nel seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza, a più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A Noi preme che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano. Quale danno sarebbe se un’interpretazione arbitraria e non autorizzata dal magistero della Chiesa facesse di questo risveglio un’inquietudine dissolvitrice della sua tradizionale e costituzionale compagine, sostituisse alla teologia dei veri e grandi maestri ideologie nuove e particolari, intese a togliere dalla norma della fede quanto il pensiero moderno, privo spesso di luce razionale, non comprende o non gradisce, e mutasse l’ansia apostolica della carità redentrice nell’acquiescenza alle forme negative della mentalità profana e del costume mondano! Quale delusione sarebbe il nostro sforzo di avvicinamento universale se non offrisse ai Fratelli cristiani, tuttora da noi divisi, e all’umanità priva della nostra fede nella sua schietta autenticità e nella sua originale bellezza il patrimonio di verità e di carità, di cui la Chiesa è depositaria e dispensatrice!
Noi vogliamo chiedere a Maria una Chiesa viva, una Chiesa vera, una Chiesa unita, una Chiesa santa. Noi ora con voi vogliamo pregare, affinché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio, abbiano a maturare in larghissima misura i frutti di quello Spirito Santo, di cui domani, Pentecoste, la Chiesa celebra la festa, e da cui proviene la vera vita cristiana; i frutti enumerati dall’Apostolo Paolo: «la carità, il gaudio, la pace, la longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, la temperanza» (Gal. 5, 22). Noi vogliamo pregare affinché il culto di Dio ancora e sempre primeggi nel mondo, e la sua legge informi la coscienza ed il costume dell’uomo moderno. La fede in Dio è la luce suprema dell’umanità; e questa luce non solo non deve spegnersi nel cuore degli uomini, ma deve piuttosto ravvivarsi per lo stimolo che le viene dalla scienza e dal progresso.
IL CONFORTO PER QUANTI SOFFRONO A CAUSA DELLA FEDE
Questo pensiero, che anima e agita la Nostra preghiera, porta in questo momento il Nostro ricordo a quei paesi nei quali la libertà religiosa è praticamente oppressa, e dove la negazione di Dio è promossa quasi essa rappresenti la verità dei tempi nuovi e la liberazione dei popoli, mentre così non è. Noi preghiamo per tali paesi; Noi preghiamo per i fratelli credenti di quelle nazioni, affinché l’intima forza di Dio li sostenga e la vera e civile libertà sia loro concessa.
E così la seconda intenzione del Nostro pellegrinaggio riempie l’animo Nostro: il mondo, la pace del mondo.
Voi sapete come la coscienza della missione della Chiesa nel mondo, una missione di amore e di servizio, sia oggi, dopo il Concilio, resa assai vigilante ed operante. Voi sapete come il mondo sia in una fase di grande trasformazione a causa del suo enorme e meraviglioso progresso nella conoscenza e nella conquista delle ricchezze della terra e dell’universo. Ma sapete e vedete come il mondo non è felice, non è tranquillo; e la prima causa di questa sua inquietudine è la difficoltà alla concordia, la difficoltà alla pace. Tutto sembra spingere il mondo alla fratellanza, all’unità; ed invece in seno all’umanità scoppiano ancora, e tremendi, continui conflitti. Due motivi principali rendono perciò grave questa situazione storica dell’umanità: essa è carica di armi terribilmente micidiali; ed essa non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico e tecnico. Per di più, molta parte dell’umanità è tuttora in stato d’indigenza e di fame, mentre si è svegliata in essa la inquieta consapevolezza dei suoi bisogni e dell’altrui benessere. Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace.
LA PACE ESIGE ACCETTAZIONE E COLLABORAZIONE DELL’UOMO
È la pace, sì, un dono di Dio, che suppone l’intervento d’una sua azione, estremamente buona, misericordiosa e misteriosa. Ma non è sempre un dono miracoloso; è un dono che compie i suoi prodigi nel segreto dei cuori degli uomini; un dono perciò che ha bisogno d’una libera accettazione e d’una libera collaborazione. E allora la Nostra preghiera, dopo d’essersi rivolta al Cielo, si rivolge agli uomini di tutto il mondo: Uomini, Noi diciamo in questo singolare momento, uomini, procurate d’essere degni del dono divino della pace. Uomini, siate uomini. Uomini, siate buoni, siate saggi, siate aperti alla considerazione del bene totale del mondo. Uomini, siate magnanimi. Uomini, sappiate vedere il vostro prestigio e il vostro interesse, non contrari, ma solidali col prestigio e con l’interesse altrui. Uomini, non pensate a progetti di distruzione e di morte, di rivoluzione e di sopraffazione; pensate a progetti di comune conforto e di solidale collaborazione. Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione; e ricominciate ad avvicinarvi gli uni agli altri con pensieri di costruire un mondo nuovo; sì, il mondo degli uomini veri, il quale non potrà mai essere tale senza il sole di Dio sul suo orizzonte. Uomini, ascoltate mediante l’umile e tremante voce Nostra, l’eco sonante della Parola di Cristo: «Beati i mansueti, perché possiederanno la terra; beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio»!
LA PREGHIERA E LA PENITENZA
Vedete, Figli e Fratelli, che qui Ci ascoltate, come il quadro del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È il quadro che la Madonna ci apre davanti, il quadro che contempliamo con occhi esterrefatti, ma sempre fidenti; il quadro al quale ci appresseremo sempre – e ne facciamo promessa – seguendo il monito che la Madonna stessa ci ha dato; quello della preghiera e della penitenza; e voglia perciò Iddio che questo quadro del mondo non abbia mai più a registrare lotte, tragedie e catastrofi; ma le conquiste dell’amore e le vittorie della pace.
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Quelle (Siehe auch: „Signum magnum“ (italienisch) und „Signum magnum“ (deutsch)!)
PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
DI AFFIDAMENTO E DI CONSACRAZIONE
ALLA VERGINE
Fatima
Giovedì, 13 maggio 1982
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”!
1. Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, mi trovo oggi in questo luogo da te scelto e da te, Madre, particolarmente amato.
Sono qui, unito con tutti i Pastori della Chiesa in quel particolare vincolo, mediante il quale costituiamo un corpo e un collegio, così come Cristo volle gli Apostoli in unità con Pietro.
Nel vincolo di tale unità, pronunzio le parole del presente Atto, in cui desidero racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa nel mondo contemporaneo.
Quaranta anni fa e poi ancora dieci anni dopo il tuo servo, il Papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i popoli che erano particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.
Questo mondo degli uomini e delle nazioni ho davanti agli occhi anch’io oggi, nel momento in cui desidero rinnovare l’affidamento e la consacrazione compiuta dal mio predecessore nella Sede di Pietro: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo odierno!
La Chiesa memore delle parole del Signore: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni . . . Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20), ha rinnovato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.
E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, tu che “conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze”, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore e abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.
In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”!
Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!
Non disprezzare!
Accogli la nostra umile fiducia – e il nostro affidamento!
2. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Proprio questo amore ha fatto sì che il Figlio di Dio abbia consacrato se stesso: “Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17, 19).
In forza di quella consacrazione i discepoli di tutti i tempi sono chiamati a impegnarsi per la salvezza del mondo, ad aggiungere qualcosa ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa (cf. 2 Cor 12, 15; Col 1, 24).
Davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, io desidero oggi, insieme con tutta la Chiesa, unirmi col Redentore nostro in questa sua consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale solo nel suo Cuore divino ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.
La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.
A questa consacrazione del nostro Redentore, mediante il servizio del successore di Pietro, si unisce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo.
Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l’umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell’unità con Cristo stesso! L’opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.
Oh, quanto ci fa male, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza che doveva!
Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).
Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cf. Gv 2, 5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.
Sii benedetta sopra ogni cosa tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla Divina chiamata!
Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio!
Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo.
3. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel tuo Cuore materno.
Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!
Dalla fame e dalla guerra, liberaci!
Dalla guerra nucleare, da una autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!
Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!
Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci! Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!
Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!
Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza!
Una speciale preghiera voglio ancora rivolgerti, o Madre che conosci le ansie e le preoccupazioni dei tuoi figli.
Con invocazione accorata ti supplico di interporre la tua intercessione per la pace nel mondo, tra i popoli che, in diverse regioni, contrasti di interessi nazionali o atti di ingiusta prepotenza oppongono sanguinosamente fra di loro.
Ti supplico, in particolare, perché abbiano fine le ostilità che dividono ormai da troppi giorni due grandi Paesi nelle acque dell’Atlantico meridionale, cagionando dolorose perdite di vite umane. Fa’ che si trovi finalmente una soluzione giusta e onorevole fra le due parti, non solo per la controversia che le divide e minaccia con imprevedibili conseguenze, ma anche e soprattutto per il ristabilimento fra esse della più alta e profonda armonia, quale conviene alla loro storia, alla loro civiltà, alle loro tradizioni cristiane.
Che la grave e preoccupante controversia sia presto superata e conclusa: così che anche il progettato mio viaggio pastorale in Gran Bretagna possa aver luogo felicemente, in adempimento non solo del mio desiderio, ma anche di quello di tutti coloro che questa visita ardentemente attendono ed hanno con tanto impegno e con tanto cuore preparato.
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Quelle 1 / Quelle 2 (Siehe ferner: Weihegebete von Papst Johannes Paul II.: am 13. Mai 1982 in Fatima)
INVOCAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II
AL «CONGEDO» DELLA STATUA DELLA MADONNA DI FATIMA
Basilica Vaticana – Domenica, 25 marzo 1984
Fratelli e Sorelle,
prima che abbia termine questa sosta mariana nella basilica di San Pietro lasciatemi dire una parola di ringraziamento. Voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora da Fatima, che ci hai fatto questo onore, oggi, terza domenica di Quaresima, giorno del Giubileo delle famiglie; che ci hai fatto questa visita in un giorno così pieno della nostra fede e della nostra speranza. Come Vescovo di Roma, voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora di Fatima per questa tua visita nella basilica di San Pietro, in un giorno in cui questa basilica e questa piazza, riempita dai pellegrini dell’Anno Santo della Redenzione, hanno potuto assistere a un solenne, profondamente sentito, direi sofferto, atto di affidamento, atto rivolto al tuo cuore immacolato e, nel tuo cuore immacolato, rivolto al tuo Figlio, Redentore del mondo, Redentore dell’uomo. Ci fidiamo di questo tuo cuore immacolato, cuore materno, perché in questo tuo cuore hai portato lui come madre. Ci fidiamo di questo tuo cuore materno, perché con questo cuore tu abbracci tutti i suoi discepoli, anzi tutti gli uomini.
Ecco, oggi si sono volute affidare le sorti del mondo, degli uomini, dei popoli al tuo cuore immacolato per arrivare al centro stesso del mistero che è più forte di tutti i peccati dell’uomo e del mondo, del mistero in cui si può vincere il peccato nelle sue diverse forme, in cui si può incominciare, inaugurare un mondo nuovo. E noi abbiamo tanto bisogno di questo mondo nuovo perché sperimentiamo sempre più che il mondo vecchio, il mondo del peccato, ci opprime, ci fa paura, ci porta varie forme di ingiustizia: molte volte sotto il nome della giustizia, ci porta ingiustizie.
Così, abbiamo voluto scegliere questa domenica, terza della Quaresima dell’anno 1984, ancora nell’arco dell’Anno Santo della Redenzione, per l’atto dell’affidamento, della consacrazione del mondo, della grande famiglia umana, di tutti i popoli, specialmente di quelli che hanno tanto bisogno di questa consacrazione, di questo affidamento, di quei popoli per i quali tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento. Tutto questo abbiamo potuto fare secondo le nostre povere, umane possibilità, nella dimensione della nostra umana debolezza. Ma con una fiducia enorme nel tuo materno amore, con una fiducia enorme nella tua materna sollecitudine.
Nostra Signora di Fatima, a cui siamo tanto devoti e tanto riconoscenti, anche nel senso più intimo e personale, tu hai voluto farci visita in questo giorno così importante qui a Roma. Come ne siamo grati! Come ne siamo riconoscenti. Quale grazia ci hai fatto con questa tua presenza, direi personale. E la nostra riconoscenza si rivolge al custode del tuo santuario a Fatima, il nostro amatissimo confratello nell’episcopato, il vescovo di Leiria-Fatima. Gli siamo grati per averci portato l’immagine della Madonna di Fatima. Siamo grati tutti, tutti i romani, soprattutto il Vescovo di Roma. Siamo tanto grati per questa permanenza dell’immagine di Fatima qui, nel nostro ambiente: prima nella cappella Paolina del Vaticano, poi nella mia cappella privata, poi in piazza San Pietro durante la grande celebrazione, infine in questa Basilica. Ora si conclude in questa basilica la visita della Madonna di Fatima che andrà, per essere presente ancora a Roma, nella cattedrale del Vescovo di Roma, San Giovanni in Laterano e poi anche nel santuario del Divino Amore. Scusaci, o Madonna, scusaci, o Madre di Gesù, se dobbiamo incontrarci in questa Roma, in diversi luoghi, in diversi posti. Dobbiamo aprire, vogliamo aprire la grazia della tua presenza ai diversi ambienti di questa grande città e diocesi del Papa. Ringrazio per tutto e nel nome del cardinale vicario di Roma, dei miei confratelli nell’episcopato, di tutti i sacerdoti, di tutto il popolo di Dio di questa città e di questa Chiesa.
Bacio i tuoi piedi per aver voluto indirizzare i tuoi passi verso di noi.
Mi sia permesso, o Maria, nostra Signora di Fatima, di dare alla tua presenza, ancora una Benedizione a tutti i presenti e a tutta la Chiesa di Roma.
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Quelle
ATTO DI AFFIDAMENTO
ALLA VERGINE DI FATIMA
PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Santuario di Fatima
Lunedì, 13 maggio 1991
“Santa Madre del Redentore, Porta del cielo, Stella del mare, soccorri il tuo Popolo che anela a risorgere”. Ancora una volta ci rivolgiamo a Te, Madre di Cristo e della Chiesa, raccolti ai tuoi piedi nella Cova da Iria, per ringraziarti di quanto Tu hai fatto in questi anni difficili per la Chiesa, per ciascuno di noi e per l’intera umanità.
“Monstra te esse Matrem!”, quante volte Ti abbiamo invocato! Ed oggi siamo qui a ringraziarti, perché sempre ci hai ascoltato.
Tu ti sei mostrata Madre: Madre della Chiesa, missionaria sulle vie della terra verso l’atteso terzo Millennio cristiano;
Madre degli uomini, per la costante protezione che ci ha evitato sciagure e distruzioni irreparabili, e ha favorito il progresso e le moderne conquiste sociali.
Madre delle Nazioni, per i mutamenti insperati che hanno ridato fiducia a popoli troppo a lungo oppressi e umiliati;
Madre della vita, per i molteplici segni con cui ci hai accompagnati difendendoci dal male e dal potere della morte;
Madre mia da sempre, e in particolare in quel 13 maggio del 1981, in cui ho avvertito accanto a me la tua presenza soccorritrice;
Madre di ogni uomo, che lotta per la vita che non muore. Madre dell’umanità riscattata dal sangue di Cristo. Madre dell’amore perfetto, della speranza e della pace, Santa Madre del Redentore.
“Monstra te esse Matrem!” Sì, continua a mostrarti Madre per tutti, perché il mondo ha bisogno di Te. Le nuove situazioni dei popoli e della Chiesa sono ancora precarie ed instabili. Esiste il pericolo di sostituire il marxismo con un’altra forma di ateismo, che adulando la libertà tende a distruggere le radici dell’umana e cristiana morale.
Madre della speranza, cammina con noi! Cammina con l’uomo di quest’ultimo scorcio del secolo ventesimo, con l’uomo di ogni razza e cultura, d’ogni età e condizione. Cammina con i popoli verso la solidarietà e l’amore, cammina con i giovani, protagonisti di futuri giorni di pace. Hanno bisogno di Te le Nazioni che di recente hanno riacquistato spazi di libertà ed ora sono impegnate a costruire il loro avvenire. Ha bisogno di Te l’Europa che dall’Est all’Ovest non può ritrovare la sua vera identità senza riscoprire le comuni radici cristiane. Ha bisogno di Te il mondo per risolvere i tanti e violenti conflitti che ancora lo minacciano.
“Monstra te esse Matrem!” Mostrati Madre dei Poveri, di chi muore di fame e di malattia, di chi patisce torti e soprusi, di chi non trova lavoro, casa e rifugio, di chi è oppresso e sfruttato, di chi dispera o invano ricerca la quiete lontano da Dio. Aiutaci a difendere la vita, riflesso dell’amore divino, aiutaci a difenderla sempre, dall’alba al suo naturale tramonto. Mostrati Madre di unità e di pace.
Cessino ovunque la violenza e l’ingiustizia, crescano nelle famiglie la concordia e l’unità, e tra i popoli il rispetto e l’intesa; regni sulla terra la pace, la pace vera! Maria, dona al mondo Cristo, nostra pace. Non riaprano i popoli nuovi fossati di odio e di vendetta, non ceda il mondo alle lusinghe di un falso benessere che mortifica la dignità della persona e compromette per sempre le risorse del creato.
Mostrati Madre della speranza! Veglia sulla strada che ancora ci attende. Veglia sugli uomini e sulle nuove situazioni dei popoli
ancora minacciati da rischi di guerra. Veglia sui responsabili delle Nazioni e su quanti reggono le sorti dell’umanità. Veglia sulla Chiesa sempre insidiata dallo spirito del mondo. Veglia, in particolare, sulla prossima Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi, tappa importante del cammino della nuova evangelizzazione in Europa. Veglia sul mio ministero petrino, al servizio del Vangelo e dell’uomo verso i nuovi traguardi dell’azione missionaria della Chiesa. Totus tuus!
In collegiale unità con i Pastori in comunione con l’intero Popolo di Dio, sparso in ogni angolo della terra, anche oggi rinnovo a Te
l’affidamento filiale del genere umano. A Te con fiducia tutti ci affidiamo. Con Te intendiamo seguire Cristo, Redentore dell’uomo:
la stanchezza non ci appesantisca, né la fatica ci rallenti, le difficoltà non spengano il coraggio, né la tristezza la gioia nel cuore.
Tu, Maria, Madre del Redentore, continua a mostrarti Madre per tutti, veglia sul nostro cammino, fa’ che pieni di gioia vediamo il tuo Figlio nel Cielo.
Amen.
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Quelle
ROSENKRANZGEBET VOR DER STATUE DER GOTTESMUTTER
ANLÄSSLICH DER HEILIGJAHRFEIER DER BISCHÖFE
ANSPRACHE VON JOHANNES PAUL II.
Samstag, 7. Oktober 2000
1. Zum Abschluß dieses eindrucksvollen Augenblicks des Mariengebets möchte ich an euch alle, liebe Brüder im Bischofsamt, einen herzlichen Gruß richten, den ich gerne auf die zahlreichen Gläubigen ausdehne, die heute abend hier mit uns auf dem Petersplatz versammelt oder über Radio und Fernsehen mit uns verbunden sind.
Wir sind zur Heiligjahrfeier der Bischöfe hier in Rom zusammengekommen, und der erste Samstag im Oktober mußte uns unweigerlich dazu führen, gemeinsam zu Füßen der Jungfrau zu beten, die das Volk Gottes an diesem Tag unter dem Titel »Königin vom heiligen Rosenkranz« verehrt.
Unser Gebet am heutigen Abend steht insbesondere im Licht der »Botschaft von Fatima«, deren Aussagen hilfreich sind für unsere Überlegungen zur Geschichte des 20. Jahrhunderts. Zur Festigung dieser geistlichen Perspektive trägt – durch eine glückliche Fügung – die Gegenwart der verehrten Darstellung der Jungfrau von Fatima in unserer Mitte bei. Ich habe die Freude, sie erneut im Vatikan zu empfangen – im feierlichen Rahmen der Anwesenheit so vieler meiner Brüder im Bischofsamt und so vieler Priester, Ordensmänner, Ordensfrauen und Gläubigen, die sich heute abend auf diesem Platz versammelt haben.
2. Wir haben über die »glorreichen Geheimnisse« meditiert. Vom Himmel aus, in den der Herr sie aufgenommen hat, hört Maria nicht auf, unsere Blicke auf die Herrlichkeit des auferstandenen Christus zu lenken, in dem sich der Sieg Gottes und seines Heilsplanes der Liebe über das Böse und den Tod offenbart. Als Bischöfe haben wir teil an den Leiden und der Herrlichkeit Christi (vgl. 1 Petr 5,1). Wir sind die ersten Zeugen dieses Sieges, der die Grundlage sicherer Hoffnung für jeden Menschen und für die gesamte Menschheit ist.
Jesus Christus, der Auferstandene, hat uns in die ganze Welt gesandt, um sein Evangelium des Heils zu verkünden, und von Jerusalem aus hat diese Botschaft im Laufe von zwanzig Jahrhunderten alle fünf Erdteile erreicht. Heute abend hat unser Gebet die ganze Menschheitsfamilie im Geiste um Maria, »Regina Mundi« [Königin der Welt], vereint.
3. Im Rahmen des Großen Jubiläumsjahrs 2000 wollten wir die Dankbarkeit der Kirche für die mütterliche Fürsorge, die Maria ihren durch die Zeit pilgernden Kindern immer gezeigt hat, zum Ausdruck bringen. Es gibt kein Jahrhundert und kein Volk, in dem sie ihre Gegenwart nicht spürbar gemacht und dadurch den Gläubigen, vor allem den Kleinen und Armen, Licht, Hoffnung und Trost gebracht hätte.
Im Vertrauen auf ihre mütterliche Fürsorge werden wir morgen, zum Abschluß der eucharistischen Konzelebration, unseren »Weiheakt« an das Unbefleckte Herz Mariens in kollegialem Geiste vollziehen. Heute abend haben wir über die glorreichen Geheimnisse des hl. Rosenkranzes nachgedacht und uns so innerlich auf diese Geste vorbereitet. Wir haben die Haltung der Jünger im Abendmahlssaal übernommen, die dort mit Maria im einträchtigen und einmütigen Gebet verharrten.
Für jeden von euch, liebe Mitbrüder, und für euer Amt habe ich die besondere Fürsprache der Mutter der Kirche erbeten, und ich erbitte sie auch weiterhin. Sie unterstütze euch allezeit in der schwierigen und begeisternden Aufgabe, das Evangelium in alle Teile der Welt zu bringen, damit jeden Menschen, angefangen bei den Kleinen und Armen, die Frohe Botschaft vom Erlöser Christus erreiche.
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Quelle
HEILIGJAHRFEIER DER BISCHÖFE
PREDIGT VON JOHANNES PAUL II.
Sonntag, 8. Oktober 2000
1. »Sättige uns, Herr, mit deiner Huld!« (Antwortpsalm)
Der Petersplatz gleicht heute einem großen Abendmahlssaal: Bischöfe aus allen Teilen der Welt sind zu Gast, die nach Rom gekommen sind, um ihre Heiligjahrfeier zu begehen. Die Erinnerung an den Apostel Petrus, die sein Grab unter dem Altar der großen Vatikanbasilika in uns wachruft, lädt uns dazu ein, im Geiste zum ersten Sitz des Apostelkollegiums zurückzukehren, in jenen Abendmahlssaal von Jerusalem, wo ich zu meiner großen Freude während meiner kürzlich unternommenen Pilgerfahrt ins Heilige Land die Eucharistie feiern konnte.
Eine ideelle Brücke, die sich über die Jahrhunderte und Kontinente erstreckt, verbindet heute den Abendmahlssaal mit diesem Platz, auf dem diejenigen zusammengekommen sind, die im Heiligen Jahr 2000 die Nachfolger jener ersten Apostel Christi sind. Euch allen, liebe und verehrte Brüder, gilt meine herzliche Umarmung, die ich mit gleicher Zuneigung auf all jene ausweite, die nicht hierherkommen konnten und von ihren Bischofssitzen aus in geistlicher Weise mit uns verbunden sind.
Machen wir uns gemeinsam den Bittruf des Psalms zu eigen: »Sättige uns, Herr, mit deiner Huld!« In der »sapientia cordis« [Weisheit des Herzens], die ein Geschenk Gottes ist, läßt sich die Frucht unseres Zusammentreffens im Jubiläumsjahr zusammenfassen. Sie besteht in einer inneren Angleichung an Christus, die Weisheit des Vaters, durch das Wirken des Heiligen Geistes. Um diese Gabe zu erhalten, die für eine gute Leitung der Kirche unerläßlich ist, müssen in erster Linie wir Hirten Ihn, die »Tür zu den Schafen« (Joh 10,7), durchschreiten. Wir sollen Ihm, dem »guten Hirten« (Joh 10,11.14), nachfolgen, damit die Gläubigen, wenn sie uns hören, Ihn hören, und wenn sie uns nachfolgen, Ihm nachfolgen, dem einzigen Erlöser, gestern, heute und in Ewigkeit.
2. Gott schenkt uns die Weisheit des Herzens durch sein lebendiges und wirkmächtiges Wort, das das Innerste des Menschen offenlegen kann – wie uns der Verfasser des Hebräerbriefes (vgl. Hebr 4,12) in dem soeben vorgelesenen Abschnitt aufgezeigt hat. Nachdem das göttliche Wort »viele Male und auf vielerlei Weise […] einst zu den Vätern gesprochen [hat] durch die Propheten« (Hebr 1,1), wandte es sich in der Endzeit in der Person des Sohnes an die Menschen (Hebr 1,2).
Wir Hirten sind kraft unseres »munus docendi« [Lehramtes] dazu berufen, qualifizierte Verkünder dieses Wortes zu sein. »Wer euch hört, der hört mich …« (Lk 10,16). Dies ist eine erhebende Aufgabe, es stellt aber zugleich ein große Verantwortung dar! Uns wurde ein lebendiges Wort anvertraut: daher sollen wir es mehr mit dem Leben als mit dem Mund verkünden. Es handelt sich um ein Wort, das mit der Person Christi selbst übereinstimmt, dem »fleischgewordenen Wort« (vgl. Joh 1,14): wir müssen den Menschen daher das Antlitz Christi zeigen und ihnen sein Kreuz verkünden, was wir mit jener Stärke tun sollen, die für Paulus bezeichnend war: »Denn ich hatte mich entschlossen, bei euch nichts zu wissen außer Jesus Christus, und zwar als den Gekreuzigten« (1 Kor 2,2).
3. »Du weißt, wir haben alles verlassen und sind dir nachgefolgt« (Mk 10,28). Diese Worte des Petrus bringen die Radikalität jener Entscheidung zum Ausdruck, die vom Apostel abverlangt wird. Eine Radikalität, die im Lichte jenes anspruchsvollen Dialogs erhellt wird, den Jesus mit dem reichen Jüngling führt. Als Bedingung für das ewige Leben hatte ihm der Meister die Befolgung der Gebote genannt. In Anbetracht seines Wunsches nach noch größerer Vollkommenheit hatte er mit einem liebevollen Blick geantwortet und mit einem radikalen Vorschlag: »Geh, verkaufe, was du hast, gib das Geld den Armen, und du wirst einen bleibenden Schatz im Himmel haben; dann komm und folge mir nach!« (Mk 10,21). Angesichts dieses Wortes überkommt ihn, so als würde sich plötzlich der Himmel verdunkeln, das traurige Gefühl der Ablehnung. Damals vernahmen wir von Jesus eine seiner strengsten Aussagen: »… wie schwer ist es, in das Reich Gottes zu kommen!« (Mk 10,24). Ein Satz, den er angesichts der Bestürzung der Apostel im Vertrauen auf die Macht Gottes abschwächte: »… denn für Gott ist alles möglich« (Mk 10,28).
Die Worte des Petrus bringen die Gnade zum Ausdruck, mit der Gott den Menschen verwandelt und ihn zu einer vollkommene Hingabe befähigt: »…wir haben alles verlassen und sind dir nachgefolgt (Mk 10,28). Auf diese Weise wird man Apostel. Und auf diese Weise erfährt man, wie die Verheißung Christi hinsichtlich des »Hundertfachen « Wirklichkeit wird: Der Apostel, der alles verlassen hat, um Christus nachzufolgen, erlebt bereits hier auf Erden, trotz der unausbleiblichen Prüfungen, ein erfülltes und freudvolles Leben.
Verehrte Brüder, wie könnten wir in diesem Augenblick nicht unsere Dankbarkeit gegenüber dem Herrn bekunden für das Geschenk der Berufung, zunächst zum Priestertum und dann zu seiner Fülle im Bischofsamt? Wenn wir auf die Ereignisse unseres Lebens zurückblicken, so wird unser Herz von Ergriffenheit erfaßt, da wir erkennen, auf wievielerlei Art Gott uns seine Liebe und Barmherzigkeit gezeigt hat. In der Tat, »misericordias Domini in aeternum cantabo!« [Von den Taten deiner Huld, Herr, will ich ewig singen…] (Ps 88,2).
4. Der Bischof als Nachfolger der Apostel ist jemand, für den Christus alles bedeutet. So kann er jeden Tag mit Paulus wiederholen: »Denn für mich ist Christus das Leben…« (Phil 1,21). Hierfür muß er mit seinem ganzen Dasein Zeugnis ablegen. Das Zweite Vatikanische Konzil lehrt: »Ihrer apostolischen Aufgabe sollen sich die Bischöfe zuwenden als Zeugen Christi vor allen Menschen « (Dekret Christus Dominus, 11).
Wenn von den Bischöfen als Zeugen gesprochen wird, kann ich nicht umhin, während dieser feierlichen Jubiläumsfeier an die vielen Bischöfe zu erinnern, die im Laufe von zweitausend Jahren Christus das höchste Zeugnis des Martyriums dargebracht haben. Sie hielten sich an das Vorbild der Apostel und befruchteten die Kirche durch das Vergießen ihres Blutes.
Das zwanzigste Jahrhundert war besonders reich an solchen Zeugen, die ich selbst zu meiner großen Freude zur Ehre der Altäre erheben durfte. Vor einer Woche habe ich vier Bischöfe, die in China das Martyrium erlitten haben, ins Verzeichnis der Heiligenein geschrieben: Gregorio Grassi, Antonino Fantosati, Francesco Fogolla und Luigi Versiglia. Als Selige verehren wir Michael Kozal, Antoni Julian Nowowiejski, Leon Wetmanski und Wladuslaw Goral, die in den Konzentrationslagern der Nationalsozialisten ungekommen sind. Zu ihnen scharen sich Diego Ventaja Milán, Manuel Medina Olmos, Anselmo Polanco und Florentino Asensio Barroso, die während des Spanischen Bürgerkrieges umgebracht wurden. Während des langen Winters des kommunistischen Totalitarismus lebten in Osteuropa die seligen Märtyrer Wilhelm Apor, Vinzenz Eugen Bossilkov und Alojzije Stepinac.
Es ist unsere freudige Pflicht, Gott auch für all jene weisen und großherzigen Hirten Dank zu sagen, die im Laufe der Jahrhunderte die Kirche durch ihre Lehre und ihr Beispiel bereichert haben. Wie viele heilige und selige Bekenner finden wir unter den Bischöfen! So denke ich beispielsweise an die lichtreichen Gestalten Karl Borromäus und Franz von Sales sowie an die Päpste Pius IX. und Johannes XXIII., die ich zu meiner großen Freude vor kurzem seligsprechen konnte.
Liebe Mitbrüder, »da uns eine solche Wolke von Zeugen umgibt« (Hebr 12,1), erneuern wir unsere Antwort auf das Geschenk Gottes, das wir durch die Bischofsweihe erhalten haben. »…auch wir [wollen] alle Last und die Fesseln der Sünde abwerfen. Laßt uns mit Ausdauer in dem Wettkampf laufen, der uns aufgetragen ist, und dabei auf Jesus blicken« (Hebr 12,1–2), den Hirten der Hirten. Einsatz für Neuevangelisierung
5. Als das Zweite Vatikanische Konzil seine Betrachtungen dem Geheimnis der Kirche und ihrer Sendung zuwandte, verspürte es die Notwenigkeit, dem pastoralen Dienst der Hirten besondere Aufmerksamkeit zu schenken. Heute, an der Schwelle zum dritten Jahrtausend, rückt die Herausforderung der Neuevangelisierung das Bischofsamt noch weiter in den Vordergrund: an erster Stelle trägt der Bischof die Verantwortung, und er belebt die kirchliche Gemeinschaft sowohl im Streben nach Gemeinschaft als auch in ihren missionarischen Vorhaben. Angesichts des Relativismus und Subjektivismus, die so weite Bereiche der gegenwärtigen Kultur verschmutzen, sind die Bischöfe dazu berufen, die Einheit ihrer Gläubigen in der Lehre zu verteidigen und zu fördern. Für alle Situationen Sorge tragend, in denen der Glaube verlorengeht oder unbeachtet bleibt, setzen sich die Bischöfe mit aller Kraft für die Evangelisierung ein. Sie bereiten Priester, Ordensleute und Laien auf diese Aufgabe vor und stellen die hierfür nötigen Mittel zur Verfügung (vgl. Dekret Christus dominus).
Der Lehre des Konzils eingedenk (vgl. ebd., 7), wollen wir heute von diesem Platz aus unsere brüderliche Solidarität gegenüber jenen Bischöfen bekunden, die Verfolgungen ausgesetzt, in Gefängnissen inhaftiert sind oder an der Ausübung ihres Dienstes gehindert werden. Im Namen des sakramentalen Bandes weiten wir dieses Erinnern und unser Gebet auf unsere Mitbrüder im Priesteramt aus, die dieselben Prüfungen erleiden müssen. Die Kirche dankt ihnen für all das unschätzbare Gute, das sie dem mystischen Leib durch ihr Gebet und ihr Opfer erweisen.
6. »Es komme über uns die Güte des Herrn, unsres Gottes. Laß das Werk unsrer Hände gedeihen, ja, laß gedeihen das Werk unsrer Hände!« (Ps 90,17).
Liebe Brüder im Bischofsamt, während dieser unserer Heiligjahrfeier ist die Güte des Herrn in Überfülle über uns herabgekommen. Das Licht und die Kraft, die von ihr ausgehen, werden mit Sicherheit das »Werk unserer Hände« gedeihen lassen, d.h. die Arbeit, die uns gegenüber Gott und der Kirche anvertraut ist.
Zu unserer Hilfe und unserem Trost wollten wir in diesen Tagen des Jubiläums die Gegenwart der allerseligsten Jungfrau Maria, unsere Mutter, unter uns besonders hervorheben. Dies taten wir gestern abend beim gemeinsamen Gebet des Rosenkranzes. Dies tun wir heute durch den Weiheakt, den wir zum Abschluß der Messe vornehmen werden. Diesen Akt werden wir in kollegialem Geist begehen, da wir wissen, daß uns zahlreiche Bischöfe nahe sind, die sich von ihrem jeweiligen Bischofssitz aus unserer Feier anschließen und gemeinsam mit ihren Gläubigen eben diesen Weiheakt beten. Das verehrte Gnadenbild der Muttergottes von Fatima, das wir zu unserer großen Freude bei uns zu Gast haben, helfe uns dabei, die Erfahrungen des ersten Apostelkollegiums, das im Abendmahlssaal mit Maria, der Mutter Jesu, im Gebet vereint war, von neuem mitzuerleben.
Königin der Apostel, bete mit uns, und bitte für uns, damit der Heilige Geist in Fülle auf die Kirche herabkomme und sie immer einiger, heiliger, katholischer und apostolischer in der Welt erstrahle. Amen.
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Quelle
JOHANNES PAUL II.
DEM SCHUTZ MARIENS ANVERTRAUEN
Sonntag, 8. Oktober 2000
1. „Frau, siehe, dein Sohn!“ (Joh 19,26). Das Heilige Jahr geht dem Ende zu. Du, Mutter, hast uns während dieses Jubiläums Jesus gezeigt, die gebenedeite Frucht deines reinen Leibes, das Wort, das Fleisch geworden ist, den Erlöser der Welt. Sein Wort, das uns auf dich hinweist und dich zu unserer Mutter macht, klingt wohl in unseren Ohren: „Frau, siehe, dein Sohn!“. Indem er dir den Apostel Johannes und mit ihm die Söhne und Töchter der Kirche, ja alle Menschen anvertraute, verringerte Christus seine ausschließliche Rolle als Erlöser der Welt nicht, sondern bekräftigte sie. Du bist der Glanz, der das Licht Christi nicht mindert, denn du lebst in ihm und durch ihn. Dein ganzes Sein ist Zustimmung: „fiat“. Du bist die Unbefleckte, du bist die Fülle und der Widerschein der Gnade.
Sieh da, deine Söhne und Töchter, die beim Anbruch des neuen Jahrtausends hier um dich versammelt sind. Durch die Stimme des Nachfolgers Petri im Verein mit den Stimmen der Bischöfe, die aus allen Teilen der Welt hier zusammengekommen sind, sucht die Kirche heute bei dir Zuflucht. Sie stellt sich unter deinen mütterlichen Schutz. Sie bittet vertrauensvoll um deine Fürsprache
angesichts der Herausforderungen der Zukunft.
2. In diesem Gnadenjahr erlebten und erleben noch viele Menschen die überströmende Freude des Erbarmens, das der Vater uns in Christus geschenkt hat. In den Teilkirchen, die über die ganze Erde verstreut sind, und mehr noch hier, im Zentrum der Christenheit,
haben Menschen aller Klassen dieses Geschenk in Empfang genommen. Hier glühten die Jugendlichen vor Begeisterung. Hier beteten und flehten die Kranken. Hierher kamen Priester und Ordensleute, Künstler und Journalisten, Menschen aus der Welt der Arbeit, der Technik und Wissenschaft, Kinder und Erwachsene. Alle erkannten in deinem geliebten Sohn das Wort Gottes, das in deinem Schoß Fleisch geworden ist. Erflehe, o Mutter, durch deine Fürsprache, daß die Früchte dieses Jahres nicht verloren gehen,
und daß die Samenkörner der Gnade sich bis zum Vollmaß der Heiligkeit entwickeln, zu der wir alle berufen sind. Wir wollen dir heute die Zukunft anvertrauen, die vor uns liegt.
3. Wir bitten dich, uns auf unserem Weg zu begleiten. Wir Männer und Frauen leben in einer außergewöhnlichen Zeit, die zugleich verheißungsvoll und schwierig ist. Die Menschheit besitzt heute nie dagewesene Mittel zur Macht: Sie ist imstande, diese Welt zu einem blühenden Garten zu machen oder sie völlig zu zerstören. Die Menschheit hat die außerordentliche Fähigkeit erlangt, sogar in die Anfänge des Lebens einzugreifen. Sie kann dies zum Wohl aller im Rahmen des Moralgesetzes nutzen oder dem kurzsichtigen Hochmut einer Wissenschaft nachgeben, die keine Grenzen anerkennt und sogar die gebührende Achtung vor jedem Menschenleben verweigert. Die Menschheit steht heute an einem Scheideweg wie nie zuvor. Die Rettung, o heiligste Jungfrau, ist wiederum dein Sohn Jesus allein.
4. Deshalb wollen wir dich, Mutter, wie der Apostel Johannes bei uns aufnehmen (vgl. Joh 19,27), um von dir zu lernen, deinem Sohn ähnlich zu werden. „Frau, siehe, deine Söhne und Töchter!“ Wir stehen hier vor dir und wollen uns selbst, die Kirche und die ganze Welt deinem mütterlichen Schutz anvertrauen. Bitte deinen Sohn für uns, daß er uns den Heiligen Geist in Fülle schenke, den Geist, der Wahrheit, aus dem das Leben hervorgeht. Empfange ihn für uns und mit uns wie in der Urgemeinde von Jerusalem, die sich am Pfingsttag um dich geschart hat (vgl. Apg 1,14). Der Geist Gottes öffne die Herzen für die Liebe und Gerechtigkeit. Er wecke in den Personen und Nationen gegenseitiges Verständnis und den festen Willen zum Frieden. Wir vertrauen dir alle Menschen an, zuerst die schutzlosesten: die Kinder, die noch nicht zur Welt gekommen sind, und die Kinder, die in Armut und Leid geboren werden; die Jugendlichen, die auf der Suche nach einem Lebensziel sind; die Menschen ohne Arbeit und diejenigen, die Hunger und Krankheit erleiden. Wir vertrauen dir die zerrütteten Familien an, die Alten, denen niemand beisteht, und alle, die verlassen und ohne Hoffnung sind.
5. Mutter, du kennst die Leiden und Hoffnungen der Kirche und der Welt. Steh deinen Söhnen und Töchtern in den Prüfungen bei,
die der Lebensalltag für jeden bereithält. Gib, daß dank des gemeinsamen Bemühens aller die Finsternis nicht über das Licht siegt.
Dir, Morgenröte der Erlösung, vertrauen wir unseren Weg ins neue Jahrtausend an, damit alle Menschen unter deiner Führung Christus finden, das Licht der Welt und den einzigen Erlöser, der herrscht mit dem Vater und dem Heiligen Geist
in Ewigkeit. Amen.
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Quelle
GEBET VON BENEDIKT XVI.
in der Erscheinungskapelle – Fatima
Mittwoch, 12. Mai 2010
Maria, unsere Herrin und Mutter aller Männer und Frauen, hier bin ich, ein Sohn, der seine Mutter besucht in Begleitung einer Schar
von Brüdern und Schwestern.
Als Nachfolger Petri, dem die Sendung anvertraut wurde, in der Kirche Christi den Vorsitz in der Liebe zu führen und alle im Glauben
und in der Hoffnung zu stärken, will ich zu deinem Unbefleckten Herzen die Freuden und Hoffnungen, die Schwierigkeiten und Leiden eines jeden dieser deiner Kinder bringen, die hier in der Cova da Iria zugegen sind oder uns aus der Ferne begleiten.
O liebenswerte Mutter, du kennst jeden bei seinem Namen, kennst sein Gesicht und seine Geschichte, du hast alle lieb in mütterlicher Güte, die vom Herzen Gottes selbst kommt, der die Liebe ist. Alle vertraue ich dir an und weihe sie dir, heilige Maria,
Mutter Gottes und unsere Mutter.
Der ehrwürdige Diener Gottes Papst Johannes Paul II. ist dreimal hierher zu dir nach Fatima gekommen und hat der „unsichtbaren Hand“ gedankt, die ihn vor fast dreißig Jahren beim Attentat am 13. Mai auf dem Petersplatz vor dem Tod gerettet hat. Er hat dem Heiligtum von Fatima eine Kugel geschenkt, die ihn schwer verletzt hatte und die in deine Krone der Königin des Friedens eingesetzt wurde. Wie tröstlich ist es zu wissen, daß du nicht nur eine Krone aus dem Gold und Silber unserer Freuden und Hoffnungen trägst,
sondern auch aus den „Kugeln“ unserer Sorgen und Leiden.
Geliebte Mutter, ich danke für die Gebete und Opfer, die die Hirtenkinder von Fatima für den Papst erbracht haben in der Gesinnung,
die du bei den Erscheinungen in ihnen geweckt hast. Ich danke auch allen, die jeden Tag für den Nachfolger Petri und in seinen Anliegen beten, daß der Papst stark sei im Glauben, kühn in der Hoffnung und eifrig in der Liebe.
Dir, unser aller geliebten Mutter, überreiche ich hier in deinem Heiligtum von Fatima die Goldene Rose, die ich aus Rom mitgebracht habe, zum Zeichen der Dankbarkeit des Papstes für die Wunder, die der Allmächtige durch dich in den Herzen so vieler gewirkt hat,
die zu deinem mütterlichen Haus pilgern. Ich bin gewiß, daß die Hirtenkinder von Fatima, die seligen Francisco und Jacinta und die Dienerin Gottes Lucia de Jesus, uns in dieser Stunde des Gebets und des Jubels begleiten.
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Quelle
AKT DES ANVERTRAUENS UND DER WEIHE AN DAS
UNBEFLECKTE HERZ MARIÄ
GEBET VON BENEDIKT XVI.
Dreifaltigkeitskirche – Fatima
Mittwoch, 12. Mai 2010
Maria, Unbefleckte Mutter, an diesem Ort der Gnade, an dem die Liebe deines Sohnes Jesus, des Ewigen Hohenpriesters, uns Söhne im Sohn und seine Priester zusammengerufen hat, weihen wir uns deinem mütterlichen Herzen, um treu den Willen des Vaters zu erfüllen.
Wir sind uns bewußt, daß wir ohne Jesus nichts Gutes vollbringen können (vgl. Joh 15,5) und daß wir nur durch ihn, mit ihm und in ihm für die Welt Werkzeug des Heils sein können.
Braut des Heiligen Geistes, erwirke uns die unschätzbare Gabe der Umgestaltung in Christus. In derselben Kraft des Geistes, der dich überschattet und zur Mutter des Erlösers gemacht hat, hilf uns, daß Christus, dein Sohn, auch in uns geboren werde. Die Kirche möge so von heiligen Priestern erneuert werden, die von der Gnade dessen verwandelt wurden, der alles neu macht.
Mutter der Barmherzigkeit, dein Sohn hat uns berufen, so zu werden wie er selbst: Licht der Welt und Salz der Erde. (vgl. Mk 5,13.14). Hilf uns mit deiner mächtigen Fürsprache, daß wir dieser erhabenen Berufung nie untreu werden, daß wir unserem Egoismus nicht nachgeben, noch den Schmeicheleien der Welt und den Verlockungen des Bösen.
Bewahre uns mit deiner Reinheit, beschütze uns mit deiner Demut und umfange uns mit deiner mütterlichen Liebe, die sich in vielen Seelen widerspiegelt, die dir geweiht sind und uns zu echten Müttern im Geiste geworden sind.
Mutter der Kirche, wir Priester wollen Hirten sein, die nicht sich selbst weiden, sondern sich Gott hingeben für die Brüder und Schwestern und darin ihre Erfüllung und ihr Glück finden. Nicht nur mit Worten, sondern mit unserem Leben wollen wir demütig
Tag für Tag unser „Hier bin ich“ sagen.
Von dir geführt, wollen wir Apostel der Göttlichen Barmherzigkeit sein und voll Freude jeden Tag das heilige Opfer des Altares feiern und allen, die darum bitten, das Sakrament der Versöhnung spenden.
Fürsprecherin und Mittlerin der Gnaden, du bist ganz hineingenommen in die einzige universale Mittlerschaft Christi, erflehe uns von Gott ein völlig neues Herz, das Gott mit all seiner Kraft liebt und der Menschheit dient wie du.
Sprich zum Herrn noch einmal dein wirkungsvolles Wort: „Sie haben keinen Wein mehr“ (Joh 2,3), damit der Vater und der Sohn
über uns den Heiligen Geist wie in einer neuen Sendung ausgießen.
Voller Staunen und Dank für deine ständige Gegenwart in unserer Mitte, will auch ich im Namen aller Priester ausrufen: „Wer bin ich, daß die Mutter meines Herrn zu mir kommt?“ (Lk 1,43).
Maria, seit jeher unsere Mutter, werde nicht müde, uns zu „besuchen“, uns zu trösten, uns zu stützen. Komm uns zu Hilfe und errette uns aus allen Gefahren, die uns drohen.
Mit diesem Akt des Anvertrauens und der Weihe wollen wir dich auf tiefere und vollständigere Weise, für immer und ganz in unser Leben als Menschen und Priester hineinnehmen.
Deine Gegenwart lasse die Wüste unserer Einsamkeit neu erblühen und die Sonne über unserer Dunkelheit leuchten und bringe nach dem Sturm die Ruhe zurück, damit jeder Mensch das Heil des Herrn sehe, das den Namen und das Gesicht Jesu trägt, der sich in unseren Herzen widerspiegelt, da sie stets eins mit dem deinen sind.
Amen.
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Quelle
Weihegebet an die Gottesmutter Maria
(13. Oktober 2013)
Franziskus
Hinweis/Quelle: (news.stjosef.at) (Weihegebet von Papst Franziskus an die Gottesmutter, vollzogen vor der Statue der Jungfrau von Fatima am 13.10.2013 auf dem Petersplatz)
Selige Jungfrau Maria von Fatima,
mit erneuerter Dankbarkeit für Deine mütterliche Gegenwart vereinen wir unsere Stimme mit jener aller Geschlechter, die dich selig preisen. Wir preisen in Dir die großen Werke Gottes, der nie müde wird, sich in Barmherzigkeit zur Menschheit herabzuneigen, die vom Bösen bedrängt wird und von der Sünde verwundet ist, um sie zu heilen und zu retten.
Nimm mit dem Wohlwollen einer Mutter den Akt des Anvertrauens an, den wir heute mit Vertrauen vor dieser uns so überaus lieben Statue vollziehen. Wir sind sicher, dass ein jeder einzelne von uns in Deinen Augen kostbar ist und dass für Dich nichts fremd ist von dem, was in unseren Herzen wohnt. Wir wollen uns von Deinem so süßen Blick erreichen lassen und den tröstenden Liebreiz Deines Lächelns annehmen.
Beschütze unser Leben in Deinen Händen, segne und bestärke jede Sehnsucht nach dem Guten; belebe das Wachstum des Glaubens; unterstütze und erleuchte die Hoffnung; erwecke und belebe die Liebe; leite uns alle auf dem Weg der Heiligkeit. Erweise Deine ganz besondere Liebe den Kleinen und Armen, den Ausgestoßenen und Leidenden, den Sündern und im Herzen Verirrten: Versammle alle unter Deinem Schutz und empfiehl alle Deinem geliebten Sohn, unserem Herrn Jesus Christus. Amen.
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Quelle
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